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Conviene investire in Cina?

Immagine del redattore: Giorgio ConfalonieriGiorgio Confalonieri

Aggiornamento: 5 dic 2020

Grazie al nuovo accordo di Partenariato Economico Globale Regionale (RCEP), firmato il 15 novembre 2020 in Vietnam, l’Asia fa un ulteriore passo avanti nel commercio mondiale.


Il lungo trattato, iniziato nel 2011, riunisce 15 paesi dell’Asia e del Pacifico: Singapore, Tailandia, Malaysia, Indonesia, Vietnam, Myanmar, Cambodia, Laos, Brunei, Filippine, questi membri di ASEAN, più Cina, Giappone, Sud Korea, Australia e Nuova Zelanda.

Insieme rappresentano quasi un terzo della popolazione mondiale e il 29% del prodotto interno lordo globale.


Grande esclusa l’India, a cui le porte sono rimaste tuttora aperte, che avrebbe portato a siglare un accordo che includerebbe più di tre miliardi di persone (45% della popolazione mondiale) e un PIL di circa 21,3 trilioni di dollari (pari a circa il 40% del commercio mondiale).

Il nuovo blocco commerciale libero sarà più grande rispetto sia all'Accordo Stati Uniti-Messico-Canada (rinegoziato da Donald Trump nel 2018) sia a quello dell'Unione europea.

Secondo una proiezione per il 2020, si prevede che l'accordo aumenterà l'economia globale di 186 miliardi di dollari. In termini geopolitici, potremmo attribuire tale accordo ad una vittoria della Cina che, a differenza degli Stati Uniti, tramite un lavoro di cooperazione è riuscita a portare a termine un’importante traguardo. Proprio gli Usa, nel 2017, si ritirano “dalla corsa” abbandonando l’accordo commerciale TPP (in cui la Cina peraltro non vi era inclusa).


Questi i punti salienti dell’accordo:

- eliminazione del 90% delle tariffe sulle importazioni tra i paesi presenti nell’accordo;

- nuove disposizioni in materia di proprietà intellettuale, comunicazioni, e-commerce;

- introduzione di nuove regole per la provenienza di un prodotto, che renderebbero più convenienti la ricerca di fornitori tra i paesi facenti parte del RCEP.

Altri fattori che sembrerebbero far strizzare l’occhio alla Regione Asiatica sono rappresentati da una migliore gestione della pandemia Covid19 e dalla forte base industriale asiatica che ha permesso una migliore resistenza di produzione e trasporti, a differenza di Europa e Stati Uniti che hanno dovuto fare più affidamento sulle importazioni. Anche il basso prezzo del petrolio, che rappresenta il principale bene importato dall'Asia, ha permesso un ulteriore vantaggio.

Infine, le dichiarazioni più accomodanti del nuovo presidente americano Joe Biden, seppur pur sempre Americano-centrico, potrebbero portare ad una politica commerciale meno aggressiva con una conseguente riduzione dei dazi. Rispondo alla domanda posta nel titolo: dal mio punto di vista prendere esposizione nella regione Asiatica ha i suoi vantaggi. Molto probabilmente, negli anni a venire, ci troveremo davanti ad un nuovo ordine economico mondiale. Ancora non sappiamo chi ne sarà l'assoluto vincitore, ma ciò che sembra essere più certo è che l'Asia, Cina in primis, è una fortissima candidata.

Un altro aspetto, da non sottovalutare, è che investendo in altri paesi, aumentiamo il grado di diversificazione, e quindi di efficacia, dei nostri investimenti. Vi saluto con una domanda: i nostri investimenti sono concentrati in un unico area geografica?

Come sempre, a disposizione! Alla prossima,

investire è costruire

Giorgio Confalonieri



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