L’economia circolare è un’economia capace di auto-rigenerarsi e procedere paradossalmente all'infinito con il riutilizzo delle risorse, senza un impatto negato sulla natura.
Rappresenta un totale ripensamento dei classici modelli produttivi che invece puntano a massimizzare i ricavi riducendo i costi di produzione e sfruttando al tempo stesso le risorse naturali.
Questo significa creare un sistema in cui non esistono rifiuti: da una parte materiali bioligiche possono essere riassorbiti, dall'altra materiali tecnici da rivalorizzare, trasformandoli in nuovi oggetti.
La Fondazione Ellen MacArthur ha definito l'economia circolare come un sistema pensato per rigenerarsi da sé.
Si chiama circolare perché funziona per cicli, come in natura.
Significa uscire dal paradigma classico di economia lineare in cui si consuma e si produce per vendere, il cui risultato finale è un rifiuto.
La circolarità non riguarda solo il recupero ma ogni ambito: dal design, alla produzione, all'utilizzo.
Questo implica un’attenta progettazione al fine di allungare il più possibile la vita dei beni, facilitarne la loro riparazione e separazione di componenti qualora non fosse più possibile ripararli al fine di creare nuovi oggetti.
Chiaramente il processo deve impilare l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
Le motivazioni che portano all'economia circolare sono determinanti per il nostro futuro:
- da una parte l’ingente quantità di rifiuti che produciamo;
- gli alti livelli di inquinamento e l’effetto serra;
Sino alle materie prime che iniziano a scarseggiare.
Se fino a qualche anno fa la sostenibilità era vissuta come un ostacolo alla crescita, i dati hanno finalmente certificato che non è così: anzi, rappresenta un’opportunità. Ridurre gli sprechi significa meno costi e apertura di nuovi business.
Nel 2018 l’Unione Europea ha varato il Pacchetto economia circolare, contenente 4 direttive che mirano a ridurre i rifiuti e incrementare la percentuale di riciclaggio.
Tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2025:
- Riciclo di almeno il 55% dei rifiuti urbani (60% entro il 2030 e 65% entro il 2035)
- Riciclo del 65% degli imballaggi (70% entro il 2030)
Alcune disposizioni in vigore dal 2025:
I rifiuti tessili e i rifiuti pericolosi delle famiglie (come vernici, pesticidi, oli e solventi) dovranno essere raccolti separatamente.
I rifiuti biodegradabili dovranno essere obbligatoriamente raccolti separatamente o riciclati a casa attraverso il compostaggio.
Dal 2035 si potrà conferire in discarica un massimo del 10% dei rifiuti urbani.
Già nel 2015 l’UE aveva dichiarato di voler completare la transizione all’economia circolare entro il 2030.
L'Italia è tra le cinque principali economie europee, nella classifica per indice di circolarità davanti a Germania e Francia; a minacciare il primato la veloce crescita di Polonia e della stessa Francia.
Qualche esempio di azienda che applica principi di circolarità:
- Barilla, in collaborazione con Favini, che ha dato vita al progetto “CartaCrusca” con l’idea di recuperare la crusca per renderla materia prima per la produzione di carta.
- Ferrero utilizza il guscio delle nocciole (che rappresenta il 55% di scarto del prodotto) come combustibile per produrre energia. Dallo stesso guscio, inoltre, estrare il 20% di una fibra con proprietà antiossidanti ed effetti benefici su sistema immunitario, cardiovascolare e sul metabolismo dei lipidi.
- Orange Fiber realizza tessuti ecosostenibili di alta qualità a partire dagli scarti della lavorazione delle arance
- Pfu Ecopnesu riutilizza gli pneumatici fuori uso per nuove pavimentazioni: sportive, aree gioco, asfalti silenziosi e sicuri, isolanti acustici.
Insomma il binomio economia e sostenibilità non sembra più così lontano, ed anche tutti noi, con i giusti investimenti possiamo contribuire alla crescita di aziende sane con un occhio di riguardo all'ambiente.
Alla prossima, e ricordate:
investire è costruire!
Giorgio Confalonieri
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